Altromercato, una storia di 30 anni di impegno sostenibile
30 anni di impegno per le persone e il pianeta: questo è Altromercato, principale realtà del Commercio Equo e Solidale in Italia e una delle realtà con cui collaboriamo con Gioosto.
Oggi sul nostro blog ospitiamo il presidente di Altromercato, Alessandro Franceschini, al quale abbiamo voluto fare qualche domanda sull’attività di Altromercato, dalle origini fino a oggi, e sulle sfide che, come cittadini e consumatori, dobbiamo tutti affrontare per un futuro davvero sostenibile.
Partiamo dal principio: cos’è il Commercio Equo e Solidale?
È un modello alternativo di fare economia, che punta a unire commercio e impegno sociale. L’obiettivo del fair trade è quello di migliorare la vita delle persone e del pianeta attraverso la creazione di filiere alimentari, tessili, cosmetiche e di artigianato in cui il benessere di tutti è messo al primo posto.
Troppo spesso, infatti, acquistiamo non pensando a cosa c’è dietro quel caffè, quello zucchero, quel pomodoro. Ora più che mai, diventa fondamentale conoscere non solo come viene fatto un prodotto, ma anche chi lo lavora e che conseguenze hanno le nostre scelte sulla vita di tutti.
In che modo nascono le vostre filiere?
Prima di collaborare con un gruppo di produttori, questo viene esaminato dai nostri uffici di Cooperazione e poi verificato da un ente indipendente che effettua visite in loco.
Fissiamo insieme alle cooperative di coltivatori e a quelle di artigiani un prezzo equo, solitamente più alto rispetto alla media del mercato, che rimane stabile e non varia con le oscillazioni delle borse, garantendo a chi realizza il prodotto relazioni stabili, durature e basate sulla trasparenza e il dialogo.
Le realtà produttive con cui collaboriamo in tutto il mondo seguono rigidi parametri etici fissati dal WFTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio Equo e Solidale di cui facciamo parte, garantendo il rispetto di standard e linee guida che tutelano le persone e l’ambiente.
Ad esempio?
Aderire al WFTO vuol dire fare del commercio equo e solidale la propria missione.
Come membri di questa organizzazione siamo coinvolti attivamente nell’assistenza tecnica ai produttori, nell’azione di sensibilizzazione di opinione pubblica e istituzioni, nello sviluppo di campagne volte al cambiamento delle regole e delle pratiche del commercio internazionale.
Inoltre, ci impegniamo per garantire alle organizzazioni di piccoli produttori nel Sud e del Nord del mondo un accesso diretto e sostenibile al mercato, il rispetto dei diritti umani, della sostenibilità ambientale, dei diritti delle donne in contesti difficili e l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati in economie fragili.
Una sfida difficile, ma possibile. Ma come è nata l’idea di creare Altromercato?
È nato tutto verso la fine degli anni ’80 attraverso le prime importazioni di prodotti lavorati eticamente, come il caffè e lo zucchero, e prosegue oggi con la creazione di intere filiere che danno opportunità e un futuro sostenibile a più di 500.000 persone tra artigiani, coltivatori, lavoratrici e lavoratori in tutto il mondo, Italia compresa.
Da poco avete lanciato il vostro “caffè manifesto”, vuoi raccontarcene un po’?
Il nuovo caffè manifesto si inserisce all’interno di “Consumi o Scegli?”, la nostra nuova campagna che chiama tutti a “scegliere da che parte stare”, a prendere cioè una posizione su temi su cui noi di Altromercato ci battiamo da sempre come la difesa del pianeta e lo sfruttamento delle persone.
Dietro i nostri prodotti si nascondono le storie dei loro veri protagonisti silenziosi: le produttrici e i produttori.
Con il nostro nuovo caffè manifesto abbiamo dato loro una voce e un volto, raccontandoli attraverso un docufilm ambientato nella filiera dello storico caffè Nicaragua, il primo caffè equosolidale che abbiamo importato verso la fine degli anni ’80.
Quello che è stato realizzato è molto più di un caffè: è un messaggio simbolico che racconta quello che facciamo da sempre in un modo nuovo e in un mondo nuovo, parlando direttamente alle persone che acquistano, ricordando loro che anche una scelta semplice, come quella di bere un caffè che non è amaro per chi lavora e per il pianeta, conta per il futuro di tutti.
Concludiamo chiedendoti una riflessione proprio sul futuro: pensi sia possibile un futuro più sostenibile per tutti?
Le aziende hanno una grande responsabilità: non sono più semplici attori del mercato, ma con le loro azioni possono migliorare concretamente il mondo, rendendolo più giusto e sostenibile.
Noi di Altromercato tanti anni fa abbiamo tracciato un percorso in tal senso e in tanti hanno seguito le nostre orme. Se siamo partiti da un piccolo magazzino a Bolzano e siamo diventati un movimento d’ispirazione, vuol dire che c’era e c’è una grande voglia di cambiamento.
Sono sicuro che una parte del mondo sia pronto per cambiare le regole del gioco del commercio internazionale in senso più solidale: saranno però fondamentali le scelte responsabili di ognuno di noi, dalle quali dipenderà il domani di tutti.