Sono tanti i problemi delle carceri italiane, dal sovraffollamento alla mancanza di personale qualificato, specie per quanto riguarda la carenza di psicologi e assistenti sociali.
Troppo spesso ci si dimentica che la funzione principale delle pene detentive, al di là dell’aspetto punitivo, dovrebbe essere la rieducazione.
Rieducare significa, per un detenuto, avere la possibilità di attuare una trasformazione circa la propria visione del mondo, il modo d’intendere sé stesso e gli altri e, soprattutto, rapportarsi con la società scegliendo comportamenti giusti.
È bene anche ricordare che la funzione riabilitativa del carcere è stabilita in maniera limpida dalla nostra Costituzione.
La riabilitazione nelle carceri
La realtà dei fatti, però, è molto diversa. 75 volte su 100 la risposta punitiva non è in grado di generare inclusione sociale, così come nemmeno sfiora le ragioni alla base delle scelte delinquenziali.
Gli organismi pubblici si limitano a fronteggiare situazioni di emergenza che costituiscono purtroppo la normalità, dimenticando di affrontare gli aspetti riabilitativi dei detenuti.
Eppure dentro le carceri sono chiuse sotto chiave una moltitudine di storie di persone che non hanno avuto la possibilità di condurre una vita “normale”, come la maggior parte di noi potrebbe intenderla.
Uomini e donne che faticano a trovare una loro strada e che presentano un fortissimo bisogno di riallacciare le relazioni sociali: per confrontarsi, esprimere le loro potenzialità, progettare un futuro non ancora scritto.
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Scarica l'Ebook GratuitoL’economia carceraria come strumento di riscatto
Da dove partire, quindi, per invertire questa tendenza? Probabilmente il modo migliore è quello offerto dalla cosiddetta economia carceraria, basata su prodotti realizzati da persone che scontano una pena detentiva e che hanno voglia di dimostrare il proprio valore.
C’è, poi, un ulteriore presupposto: in istituto esiste un bene in eccesso, che di regola all’esterno è molto ricercato, il tempo.
Se il tempo viene utilizzato male, contribuisce a cristallizzare le coscienze criminali dei singoli; diversamente, se usato in modo corretto, può creare le premesse per un cambiamento.
Ci piace credere che il lavoro, quello vero, fatto di impegno, costanza, di scrupolosa attenzione all’ambiente, alla cura del particolare, possa portare a una produzione di valore; un modo per invertire, in maniera determinante, la curva di utilità del carcere.
Banda Biscotti nasce per questa ragione: offrire opportunità di lavoro qualificato e qualificante a persone che vivono percorsi detentivi. Persone, cioè, che vogliono riscattarsi attraverso una professionalità concreta per costruire un futuro diverso da quello che sembrava proporgli il destino.
I prodotti di Banda Biscotti: pasticceria bio di valore etico
Banda Biscotti, in qualità di cooperativa per detenuti, opera nel Carcere di Verbania e offre quindi quelle possibilità di riscatto che lo Stato o la socialità difficilmente mettono sul piatto.
Cosa mette sul piatto la cooperativa? Tanti squisiti biscotti, dai baci di dama al farro a quelli all’avena e cacao, senza dimenticare le polentine, i cookie al cioccolato e gli imperdibili barabitt, tutti da scoprire.
Ciò che manca per completare quest’opera è solamente il tuo sostegno concreto.
Scegli di contribuire al riscatto sociale di chi vuole crearsi una vita migliore. Riceverai un mare di dolcezza che profuma di libertà.