Paolo Borsellino esprimeva una considerazione più che condivisibile: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
È da questi presupposti di riscatto che nel 1996, grazie all’approvazione della Legge 109, sono nati una serie di progetti estremamente concreti partiti dal riutilizzo delle terre confiscate alla mafia e successivamente donate ad associazioni senza fine di lucro.
Dal 1996 a oggi: le terre libere dalla mafia stano dando ottimi frutti
Cos’è nato dai beni confiscati alla mafia? Fortunatamente tanto, tantissimo: economia pulita, prodotti di qualità, lavoro regolare per giovani e soggetti svantaggiati, progetti di inclusione di immigrati, disabili, detenuti e anche molto altro.
Secondo un censimento curato da Libera (il network nazionale composto da oltre 1500 associazioni, cooperative, scuole che lavorano insieme per promuovere la cultura della legalità ndr) ad oggi, sono 871 i soggetti impegnati nella gestione di questi beni che ora vivono di nuova linfa. 206 al Nord, 57 al Centro 57 e 608 al Sud e nelle Isole.
Associazioni e cooperative sociali che operano in oltre 350 comuni di 17 diverse regioni italiane.
Il sostegno diretto arriva anche dallo Stato grazie, in particolar modo, ai 300 milioni del Pnrr assegnati proprio per avviare e sviluppare progetti su questi beni.
Scarica l'Ebook "3 storie sostenibili che non conosci" per scoprire nuove storie come questa.
Scarica l'Ebook GratuitoCome nasce il progetto Altereco
Tra le tante storie scegliamo di raccontarne una, quella della Cooperativa Sociale Altereco.
L’idea nasce in Puglia, nel 2008, grazie al coraggio e alla determinazione di tre giovani, due dei quali avevano appena concluso il servizio civile presso la Caritas della Diocesi di Cerignola Ascoli Satriano.
Da qui l’idea di non emigrare in cerca di fortuna al Nord o all’estero, ma di restare per costruire un progetto lavorativo solido nel proprio territorio, non solo per sé stessi ma anche per molti conterranei. Il progetto iniziale era quello di generare un’economia legale attraverso il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia.
Parallelamente a questi sani e nobili obiettivi c’era anche quello aggiuntivo, ma non secondario, dell’inclusione.
Agricoltura di qualità con il coinvolgimento di persone chiamate a scontare pene alternative: ecco Terra Aut
Altereco oggi è una cooperativa solida che lavora nel campo dell’agricoltura sociale su un terreno confiscato alla criminalità, ribattezzato Terra Aut.
Qui si dà la possibilità di scontare in modo alternativo le pene per soggetti condannati. Più nello specifico il lavoro sui campi è compiuto da personale specializzato affiancato da operatori che provengono da percorsi di dipendenza e altre patologie.
Cosa si produce?
Confetture di ciliegie e uva, succhi, passate di pomodoro, alimenti sott’olio e olio di oliva. Prodotti genuini e di alta qualità che trasudano di sostanze invisibili che li rendono ancora più buoni, come la libertà e il riscatto sociale.
Peppino Impastato diceva che “la mafia uccide, il silenzio pure”; diamo quindi voce e sostegno a chi fa qualcosa di concreto per il territorio e per gli esseri umani in difficoltà.